A Vigevano i carabinieri hanno arrestato 4 ragazzi tra i 15 e i 16 anni e denunciato altri 6: facevano parte di una banda accusata non solo di diversi episodi di vandalismo contro convogli ferroviari, ma anche di aver violentato e picchiato alcuni coetanei, scelti tra i soggetti più deboli e incapaci di difendersi. Si trattava di loro compagni di classe o vicini di casa.
Tra questi, un quindicenne è stato a lungo perseguitato: le violenze fisiche e le umiliazioni che subiva venivano riprese con i telefonini e poi le immagini finivano sui social network per ridicolizzarlo; sono giunti perfino a costringerlo a bere alcolici fino ad farlo ubriacare, poi gli hanno messo una catena al collo e l’hanno portato in giro per strada come un cane al guinzaglio.
Questo caso è stato analizzato da uno psicologo, che ha concluso che la persecuzione del quindicenne è iniziata perché il ragazzo voleva seguire il suo migliore amico in quel gruppo e l’unica maniera per essere accettato era di superare alcune “prove”.
Per fortuna un suo “vero” amico lo ha detto alla madre che ha denunciato i componenti della baby gang. Il quindicenne è stato così supportato dai genitori che adesso lo aiutano a superare il trauma.
Lo psicologo ha detto che l’unico modo per evitare il cyberbullismo è di parlarne subito con un genitore o un adulto competente.
Eleonora Monaldi, Giuseppe Laviero, Edoardo Mandozzi (1^B)
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