Giovedì 15 maggio 2014 la Turchia ha vissuto un tragico avvenimento: 787 minatori sono rimasti coinvolti nel crollo dei tunnel sotterranei di una miniera.
I lavoratori si trovavano a 400 metri di profondità quando lo scoppio di un violento incendio ha provocato il crollo delle vie d’accesso alla miniera.
Dei minatori vittime dell’incidente, la metà è stata tratta in salvo, anche se alcuni hanno riportato gravi ferite, mentre per altri non c’è stato nulla da fare e per molti, ancora sotto terra, le possibilità di essre ritrovati vivi sono praticamente nulle.
Fra le vittime c’è anche un ragazzo di 15 anni, troppo piccolo per un lavoro del genere, anche se a scuola ho imparato che lo sfruttamento minorile è un fenomeno ancora molto diffuso.
Ora i minatori hanno trovato il coraggio di parlare e di denunciare le difficili e precarie condizioni in cui lavorano: nessuna norma di sicurezza viene rispettata ed anche l’equipaggiamento è inadatto e incompleto.
Sono questi i motivi che hanno scatenato la rabbia delle famiglie delle vittime verso i responsabili di queste mancanze, rabbia che si è scagliata, attraverso calci e pugni, contro le 14 auto del corteo presidenziale e si è concretizzata in una raffica di grida e di insulti contro lo stesso Primo Ministro Erdogan.
Sono del parere che nel 2014 non è più possibile accettare il fatto che dei lavoratori vengano trattati come animali da soma, senza poter rivendicare il diritto ad un’occupazione dignitosa e sicura; in particolare, non si può non sentirsi indignati apprendendo che per 400 dollari al mese la gente muore sul posto di lavoro.
Andrea Santini (3^ C)
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